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BLOG DI NUTRIZIONE E BENESSERE DEL DOTT. MATTIA DI MARCO

Dimagrire velocemente con il peperoncino.

10-01-2017 Le proprietà benefiche del peperoncino

Dimagrire velocemente con il peperoncino.

Capsicum è un genere di piante della famiglia delle Solanaceae, originario delle Americhe ma attualmente coltivato in tutto il mondo. Oltre al noto peperone, il genere comprende varie specie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci. Secondo alcuni, il nome deriva dal latino Capsicum che deriva da capsa che significa scatola, e deve il nome alla particolare forma del frutto che ricorda proprio una scatola con dentro i semi. Altri invece lo fanno derivare dal greco Kapto che significa mordere, con evidente riferimento al piccante che morde la lingua quando lo si mangia. Il peperoncino veniva usato come alimento fin dall’antichità. In base alla testimonianza di reperti archeologici sappiamo che già nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico, ed era la sola spezia usata dagli indiani del Perù e del Messico In Europa il peperoncino giunse grazie a Cristoforo Colombo che lo portò dalle Americhe col suo secondo viaggio, nel 1493. Poiché Colombo sbarcò in un' isola caraibica e molto probabilmente la specie da lui incontrata fu il Capsicum chinense delle varietà Scotch Bonnet o Habanero le piu diffuse nelle isole. Venne quindi introdotto in Europa dagli spagnoli, ebbe un immediato successo, ma i guadagni che la  Spagna si aspettava dal commercio di tale frutto furono deludenti, poiché il peperoncino si acclimatò benissimo nel vecchio continente, diffondendosi in tutte le regioni meridionali, in Africa ed in Asia, e venne così adottato come spezia anche da quella parte della popolazione che non poteva permettersi l'acquisto di cannella e noce moscata, ecc.

Il frutto venne chiamato peperone a causa della somiglianza nel gusto (sebbene non nell'aspetto), con il pepe. Il nome con il quale era chiamato in America era chilli o xilli e tale è rimasto sostanzialmente nello spagnolo del Messico e dell' America Centrale (chile) e nella lingua inglese (chili).

Tutte le specie possono essere coltivate in Italia, anche in balcone, seminando verso febbraio al Centro e al Sud e marzo al Nord, mentre i frutti si possono raccogliere in estate e in autunno. Questi andrebbero usati subito dopo la raccolta affinché non perdano le loro proprietà, ma si possono conservare anche sott'olio o in polvere (dopo averli fatti seccare al sole), oppure congelandoli.

Le 5 specie domestiche, più comuni, di peperoncino sono:

  • Capsicum amnum, probabilmente la più coltivata, comprendente le varietà più diffuse: i peperoni dolci, il peperoncino comune in Italia, il peperoncino di Cayenna.
  • Capsicum baccatum, che include il cosiddetto cappello del vescovo
  • Capsicum Chinense, il cui nome può trarre in inganno. Difatti la qualità non è cinese, bensì sud-americana, in particolare originario dell'Amazzonia.Tale qualità include l’habanero, rimasto fino al 2006 nel Guinnes dei primati come il peperoncino più piccante del mondo.
  • Capsicum frutescens, che include tra gli altri il Tabacco 
  • Capsicum pubescens, che include il sudamericano rocoto. 

Il frutto viene consumato fresco, essiccato, affumicato, cotto o crudo. Oltre alla sua capacità di bruciare il palato, si utilizza anche per aromatizzare, nonché per fare salse piccanti. Nelle specie piccanti, la capsaicina si concentra nella parte superiore della capsula, dove ci sono ghiandole che la producono, diffondendosi poi lungo la capsula. Al contrario di quanto si crede comunemente, non sono i semi, ma la membrana interna, la placente, che contiene la maggior parte di capsaicina: quindi è quasi inutile togliere i semi per ridurre la piccantezza del frutto, mentre è consigliabile togliere la placenta.

In Italia il peperoncino è ampiamente usato e alcune regioni ne hanno fatto la base dei propri piatti regionali, come la Calabria la Basilicata con il peperone di Senise (in dialetto locale Zafaran), che ha ottenuto il marchio IGP dall'Unione Europea e in generale tutto il Sud peninsulare. Il peperone dolce è invece molto utilizzato nella cucina piemontese soprattutto nella sua variante regionale Peperoni di Carmagnola ed è alla base di numerosi antipasti. All’estero il peperoncino è usato molto in Messico (nelle salse, nel chili con carne), in Nordafrica, in India, in Thailandia e nelle due Coree. La cucina indiana, indonesiana e cinese sono associate all'uso del peperoncino, sebbene la pianta sia arrivata in Asia solo dopo l'arrivo degli europei. Una volta macinato il peperoncino modifica l'intensità del gusto: il grado di piccantezza però varia non solo in base alla varietà di peperoncino scelta, ma anche in base al grado di maturazione: infatti più è maturo e più è forte. Inoltre lo stress ambientale , tra cui la siccità e il freddo accentua il sapore piccante. L'eccesso di acqua causa anch'esso aumento di piccantezza, ma spesso rovina la pianta e, in C. chinense, può dare sapore amaro ai frutti. Alcune varietà di peperoncino sono indicate per il consumo immediato, perché i frutti non si mantengono a lungo. Altre, possono essere invece essiccate e macinate. In questo modo aumenta la concentrazione di capsaicina e dunque la piccantezza. Inoltre, pressappoco tutte le varietà di C. chinense hanno aroma e sapore intenso, che si perde con l'essiccazione. Ad esempio l'habanero, da fresco ha un intenso odore di albicocca e un sapore fruttato simile al cedro, che si attenuano alquanto con l'essiccazione.

La molecola benefica del peperoncino: Capsaicina

La sostanza artefice della piccantezza è l’alcaloide capsaicina (8-metil-N-vanillil-6-nonenamide o C18H27NO3), insieme ad altre 4 sostanze naturali correlate, chiamate collettivamente capsaicinoidi, che ne comprendono anche altre di sintesi. Ogni capsacinoide ha piccantezza relativa e un sapore diversi nella bocca, e una variazione nelle proporzioni di queste sostanze determina le diverse sensazioni prodotte dalle diverse varietà, oltre al loro contenuto. La capsaicina provoca dolore e infiammazioni se consumata in eccesso, e può addirittura causare vesciche da ustione, se in alte concentrazioni. Rappresenta anche l'ingrediente principale nello spray al pepe, usato come "arma non letale". La sensazione di bruciore che percepiamo, tanto più intensa e persistente quanto più il peperoncino è piccante, in realtà non esiste, nel senso che non si ha un aumento di temperatura nella nostra bocca. La capsaicina interagisce semplicemente con alcuni termo recettori presenti nella bocca, nello stomaco e nell'ano, che mandano un segnale al cervello come se la nostra bocca o il nostro stomaco "bruciasse".

Il peperoncino è un condimento molto popolare, nonostante il dolore e l'irritazione che provoca. Quattro composti del peperoncino, tra cui i flavonoidi e i capsaicinoidi, hanno un effetto antibatterico, cosicché cibi cotti col peperoncino possono essere conservati relativamente a lungo. Questo spiega anche perché più ci si sposta in regioni dal clima caldo, maggiore sia l'uso di peperoncino ed altre spezie.

I peperoncini sono ricchi in vitamina C e si ritiene abbiano molti effetti benefici sulla salute umana, purché usati con moderazione ed in assenza di problemi gastrointestinali. Il peperoncino ha un forte potere antiossidante, e questo gli è valso la fama di antitumorale. Inoltre, il peperoncino si è dimostrato utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, sinusite e bronchite, e nel favorire la digestione. Queste virtù sono dovute principalmente alla capsaicina, in grado di aumentare la secrezione di muco e di succhi gastrici. In ultimo il peperoncino stimolando la peristalsi intestinale favorisce il transito e l'evacuazione, il più rapido passaggio intestinale in sinergia col potere antibatterico ed antimicotico evita la fermentazione e la formazione di gas intestinali e di tossine, particolarmente le tossine della candida albicans.

Alcuni studi hanno evidenziato un aumento del metabolismo e una riduzione dell'insulina ematica dopo aver mangiato cibi conditi con peperoncini piccanti. Il peperoncino può essere usato anche come antidolorifico in artriti, neuropatia diabetica, nevralgie post-herpetiche e del trigemino, sintomi post-mastectomia, cefalea a grappolo. I capsaicinoidi agiscono a livello dei nocicettori mediante i recettori vanilloidi specifici VR-1, come desensibilizzanti dei recettori stessi agli stimoli dolorosi, in una prima fase attraverso una "desensibilizzazione acuta" ed in seguito attraverso una tachifilassi (una ridotta risposta recettoriale alle successive applicazioni di capsaicinoidi). Si può anche ipotizzare che la sensazione di dolore prodotta dalla capsaicina stimoli il cervello a produrre endorfine, un oppiaceo naturale in grado di agire da analgesico e produrre una sensazione di benessere.

Non esiste alcuno studio o prova sperimentale che dimostri le sue presunte proprietà afrodisiache.

In conclusione i benefici dei peperoncini sono numerosi, anche se non tutti confermati, e questi frutti delle piante di Capsicum (della famiglia delle Solanaceae come le piante del tabacco, delle melanzane e dei pomodori) sono sempre al centro di numerosi studi in atto per certificarne le effettive proprietà benefiche. Moltissime tradizioni medicinali popolari usano come rimedio il peperoncino, e la medicina Ayurvedica lo consiglia per il trattamento di ulcere peptiche.

Gli uccelli, al contrario dei mammiferi, non sono sensibili alla capsaicina, poiché questa sostanza agisce su uno specifico recettore nervoso che gli uccelli non possiedono. A ragione di ciò i peperoncini costituiscono il cibo preferito di molti volatili; essi costituiscono infatti una fonte di vitamina C e carotene, necessari agli uccelli soprattutto durante la muta del piumaggio. In cambio gli uccelli spargono i semi della pianta sia mentre consumano i frutti, sia attraverso le feci, poiché questi semi riescono a oltrepassare l'apparato digerente inalterati. Si pensa che questo tipo di relazione abbia promosso l'evoluzione dell'attività protettrice della capsaicina. È infine interessante notare come agenti chimici usati per dare un sapore di uva a bevande come la "grape soda" (bevanda frizzante al gusto di uva) diano negli uccelli un effetto simile a quello che la capsaicina dà agli esseri umani

Dal punto di vista chimico si riconduce alla famiglia dei vanilloidi che contiene composti che vanno dalla vanillina (presente nella vaniglia), allo zingerone (nello zenzero), all’eugenolo (chiodi di garofano, cannella) e si presenta come un solido cristallino idrofobo, incolore e privo di odore. La capsaicina viene ottenuta in forma pura principalmente con un processo di estrazione direttamente dai peperoncini o dai semi che la contengono. La piccantezza del peperoncino viene misurata attraverso la scala di Scoville e il valore massimo  si ha proprio per la capsaicina allo stato puro mentre a scendere troviamo tutte le varietà di peperoncino; nella paprika invece, ottenuta per macinazione di questi ultimi, la sua concentrazione ne determina la qualità che può andare da dolce a piccante.

Effetti della capsaicina.

La sua azione è dovuta alla stimolazione dei recettori VR (vanilloid receptor) che inducono la sensazione di bruciore; questa a sua volta può essere attenuata in parte ingerendo grassi o alcol nei quali la capsaicina è solubile, mentre non aiuta molto assumere acqua in quanto in essa è insolubile. Se invece mangiamo yogurt, formaggi o beviamo del latte il bruciore si attenua in maniera più marcata in quanto questi alimenti contengono una parte di grassi che aiuta la solubilizzazione ma soprattutto la caseina, la proteina tipica del latte, che può intromettersi tra la capsaicina e i recettori.

La capsaicina inoltre ha un’altra importante proprietà: svuota i terminali nervosi della sostanza P  (neurotrasmettitore peptidico del sistema nervoso), desensibilizza i terminali nervosi e quindi li rende di fatto inerti al calore eccessivo e agli stimoli chimici in quanto non possono rilasciare i mediatori neurochimici; il risultato che si ottiene è l’assenza di dolore. 

Pare poi dimostrato che aumenti il metabolismo basale, cioè la quantità di energie che il corpo brucia per mantenersi in vita.

Inoltre col tempo  sono sorti numerosissimi studi per l’affermazione di questa molecola nel campo della terapia del dolore e della sintesi di antidolorifici che hanno portato allo sviluppo di nuovi farmaci impiegati nel trattamento di patologie come l’artrite reumatoide, l’osteoartrite, la fibromialgia, e il fuoco di Sant’Antonio. 

Un utilizzo minore in campo biologico sfrutta la sua funzione di stimolazione della cute nei trattamenti contro la perdita dei capelli; inoltre presenta anche una leggera funzione anticoagulante.

Infusi al peperoncino vengono utilizzati per stimolare l’appetito e per migliorare la digestione.

Un articolo scientifico di alcuni anni fa riportava che la capsaicina sarebbe in grado di indurre l’apoptosi nelle cellule tumorali del cancro alla prostata (una sorta di “autodistruzione” naturale delle cellule), oltre a mostrare un notevole effetto antiproliferativo sulle culture in vitro di cellule tumorali. Queste sono solo alcune delle doti dell’alcaloide. Possiamo infine riflettere sul fatto che nonostante gli effetti del peperoncino siano molteplici coinvolgendo aspetti negativi e positivi, i primi non sono dimostrati da alcuna dimostrazione scientifica, ad esempio la società italiana di urologia sostiene che esso causi malattie prostatiche, ma l’Associazione nazionale dei medici Fitoterapeuti smentisce affermando proprio che non esistono dati scientifici che lo dimostrino, piuttosto esistono vari studi improntati sui benefici fisiologici. In virtù di queste ragioni e delle ragioni menzionate in precedenza, il peperoncino viene messo nella lista degli alimenti nutraceutici, dove per nutraceutico intendiamo un alimento che abbia proprietà quasi farmacologiche, e che dunque con un assunzione nei limiti della tollerabilità, può provocare una migliore qualità della vita. Inoltre si è visto che la molecola costituente il peperoncino è stata sintetizzata per creare vari farmaci per uso topico e orale, quindi un vero e proprio alimento farmacologico.

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